Il Colore delle Rose
~ 4° parte ~
 
 
 
Era un soldato, un uomo, pronto ad affrontare qualunque situazione, ma adesso Oscar sentiva solo una grande impotenza paralizzarle la mente.
Solo un’altra volta si era sentita così, il giorno che il suo amico era stato ferito all’occhio dal cavaliere nero e lei lo aveva trasportato a palazzo Jarjayes, scossa nel profondo del suo cuore come mai in tutta la sua vita.
Si era interrogata molte volte sui motivi che l’avevano resa folle e disperata, mentre trasportava sul suo cavallo un André che, a stento, tratteneva gemiti di sofferenza, mentre stringeva a sé il corpo del suo amico di sempre, mentre tentava di fargli forza, di alleviargli un dolore che sarebbe dovuto spettare a lei.
Quante volte le aveva salvato la vita a rischio della propria? Così tante che oramai ad Oscar era impossibile contarle.
E i motivi?
Gli ordini di suo padre, aveva pensato in tutti quegli anni, l’essere cresciuti insieme, aver condiviso luoghi, persone care, emozioni..
Lei la ragazza nobile cresciuta come un uomo, lui il servitore fedele, l’attendente silenzioso, l’amico discreto.
Ma tutte le sue convinzioni, le sicurezze, erano crollate il giorno prima quando lui le aveva confessato di amarla.
Di amarla al punto di sacrificare la sua vita per lei.
La vita…
Adesso Oscar non dubitava più che lui avrebbe saputo farlo.
Era stato pronto a morire, ancora una volta, in nome di quell’amore che lei non poteva provare, non più.
Quel fuoco che le ardeva nel cuore, pensò, era la pena che provava per l’amico André, dilaniato da un amore impossibile che suo malgrado la faceva star male.
“Madamigella Oscar…? Va..tutto bene?” la voce di Gilbert le giunse da molto lontano.
Alzò la testa, rivelando grosse lacrime che le scendevano dal volto.
Gilbert, ora, la scrutava da vicino, gli occhi sgranati in una comica espressione di sorpresa.
“ Oscar…Ma voi..state piangendo?”
Non se ne era accorta.
Teneva un fascio di legna stretta contro il petto e le mani erano livide, piene di graffi, gli occhi lucidi e trasparenti.
Gilbert ne rimase abbagliato, rapito.
Sorrise, si commosse al tentativo che lei fece per nascondere quel gentile pianto.
“Non vi preoccupate per André, lui è forte..Vedrete che si riprenderà, accenderemo un fuoco, voi veglierete su di lui e…”
“ Smettila, Gilbert…Perché mi stai dicendo queste cose? Non voglio sentirle!”
“Non…volete? Non volete che André..”
“ André è mio amico!”
Precisò Oscar, la voce improvvisamente dura.
Perplesso, stupito da quel tono di voce austero, il giovane mormorò un lieve
 “Mi spiace che ve la siate presa, madamigella…”
“ E non chiamatemi madamigella, io non sono una sciocca dama di corte, ma un colonnello delle guardie!”
Dovette occorrere a Gilbert un bel po’ di coraggio per dire ciò che disse, o forse la giovane età lo rendeva audace. Nuovamente sorrise, un sorriso sincero, pulito e spensierato, come Oscar da tempo non ne vedeva più.
“ Ma siete pur sempre una donna…E la vostra voce trema, Oscar! Datemi la legna…”
E senza aspettare che lei si opponesse, la liberò dal peso e corse dentro casa.
Oscar strinse i denti e fremette di rabbia e lo seguì con passo deciso.

***

“…Siete pur sempre una donna!”
Quelle parole le ronzavano ancora nella testa.
Quello sciocco ragazzetto, ma non sapeva con chi stava parlando?
Come aveva osato parlarle a quel modo?
Evidentemente ignorava anche che lei avrebbe potuto ritenersi offesa e impartirgli una bella lezione!
Si portò una mano al volto, sospirando.
André non si era ancora ripreso.
Pallido e sudato, bruciava ancora di febbre.
Prese dalla fronte il fazzoletto umido e lo sciacquò nell’acqua fresca posta sul tavolo.
Quel semplice gesto la imbarazzò, suggerendole pensieri strani mentre gli posava il panno fresco sulla pelle bollente.
André che apriva gli occhi, che le afferrava il polso delicato, che l’attirava verso sé e le baciava le labbra con febbrile passione…
E lei che si abbandonava al bacio, che assaporava quella bocca, che gli imprimeva caldi baci sulle guance, sul collo, mentre gli accarezzava le spalle possenti e protettive…
Saltò in piedi, arrossendo nuovamente, ma che andava a pensare?
Stava forse uscendo di senno?!
André dormiva ancora, per fortuna e lei era soltanto una sciocca,
stupida……stupida…
...Donna..!!
Ecco, l’aveva ammesso, finalmente!
Quel piccolo, odioso figlio d’un contadino l’aveva messa di fronte ad un bel problema!
Aveva costretto la sua mente a non rifiutare più, se non era possibile riconoscerla, l’idea di essere donna.
Tornò a guardare André.
Tentò di ignorare quel nodo che pareva comprimerle lo stomaco, quel forte desiderio di stringergli la mano…e lasciare che le accarezzasse il volto.
E se fosse morto?
Dio, non voleva pensarci, non doveva accadere.
Lei sarebbe stata l’unica, la sola responsabile.
Il fuoco era stato acceso, le fiamme crepitavano e diffondevano nella stanza un piacevole calore.
Il viso di André pareva più disteso, se solo si fosse svegliato..!
Fuori, il giorno volgeva alla fine, il sole stava tramontando, preparando il regno alla notte.
Oscar appoggiò il capo sul giaciglio dove André riposava, la mano avvolgeva quella inerte di lui.
Il sonno non l’avrebbe colta, così come non l’avrebbe più fatto la disperazione.
André sarebbe guarito, ne era certa.
E quando si fosse svegliato, forse lei..
Avrebbe potuto…
Ma era in agguato la stanchezza ed ella vinse, cullandola dolcemente, abbassandole le palpebre e guidandola in un mondo di sogno dove lei era priva di ogni paura e dove poteva stringersi a lui senza dover combattere battaglie che aveva già perduto.

***

Si svegliò che fuori doveva essere giorno da un po’, perché dalla finestra sopra al letto entravano i raggi del sole, riscaldandola.
Capì solo dopo alcuni minuti d’immobilità che quel calore non proveniva dal sole, pur se alto e abbagliante in cielo, ma da una mano che le accarezzava la nuca, dita forti che giocherellavano coi suoi capelli morbidi imprimendo loro tocchi delicati, dolcissimi, quasi disperati.
André…!
Oscar si sollevò di scatto, il fiato corto per l’emozione e perdersi in quegli occhi ardenti e luminosi che la guardavano, le strinsero lo stomaco.
Era salvo…
Il desiderio di abbracciarlo fu talmente grande che le parve di morire tanto dovette lottare per trattenersi.
André lasciò debolmente ricadere il braccio che fino a quel momento l’aveva accarezzata, cercò di sorridere.
“ Stai bene, Oscar..?” le chiese, con un filo di voce.
Lei ricambiò il sorriso.
“Tu..chiedi a me se sto bene? Il malato sei tu!”
“Oh, io sto bene..” si affrettò a precisare André. “..sono solo un po’ stanco..”
poi, fattosi improvvisamente triste:
“..mi spiace tanto, Oscar…”
Di cosa si dispiaceva?
“Ti ho dato tanti problemi…Volevi prenderti un po’ di riposo..”
“Ma che stai dicendo? Non è certo colpa tua se quegli uomini ci hanno attaccato!”
“Sì, però…Se non fossero arrivati Philippe e gli altri..non so se sarei stato in grado di difenderti…”
“ Stai dicendo un mucchio di sciocchezze, André. Senti…Il dottore dice che devi mangiare e rimetterti in forze, ma qui non è possibile..Ascolta, la tenuta dei Jarjayes è a meno di un’ora da qui, cavalcando veloce dovrei arrivare abbastanza presto. Dirò di preparare una carrozza e verrò a prenderti, così…
” Ma si arrestò, perché André era sbiancato e ora la guardava con angoscia mista a collera.
“No, Oscar..è troppo pericoloso, come puoi pensare che io ti lasci andare da sola?”
“..André..”
“E’ inutile, non mi convinci! Non ti permetterò di correre altri rischi! “
“ Erano briganti, André…”
“Non è vero e lo sai! Hanno parlato di ordini, volevano ucciderci! E nessuno impedirà loro di riprovarci, stanne certa! “
Lei scosse il capo, evitando il suo sguardo.
“Stai esagerando..”
“ Oscar!”
Lui reagì tirandosi su bruscamente per poterle afferrare il braccio e fronteggiarla.
Lo sforzo lo fece impallidire di più e il dolore parve tagliarlo in due.
Soffocò un gemito e ricadde sul letto.
Oscar, spaventata, gli fu subito accanto.
“André!” chiamò, disperata.
Quando tentò di correre a chiamare qualcuno, lui la trattenne, il respiro ansante, affaticato, ma la voce era decisa.
“E’ passato, non temere, Oscar..Non sto così male…Senti..non è necessario che vada alla tenuta di tuo padre da sola, io mi sono ripreso, vedi…? Domani starò già bene. Ho una salute di ferro..”
Ma lei era balzata in piedi, il volto era una maschera di collera.
“ Non sarai tu a dirmi quel che devo o non devo fare!”
André la fissava serio, adesso.
 “ Fino a quando continuerai ad intrometterti nella mia vita?”
Serrò i pugni con rabbia, le braccia piegate contro il suo petto, la voce imperiosa.
“ Ma non hai ancora capito che il tuo è un amore impossibile? André…devi lasciarmi vivere la mia vita e tu..Mi spiace, ma non vi sei compreso!”
Lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, respirando a fondo per recuperare l’autocontrollo.
“ E adesso scusami, vado a preparare César..”
Lui la richiamò ma lei era ben decisa ad ignorarlo.
Doveva dimenticarla, ci avrebbe pensato lei a fare in modo che avvenisse.
Probabilmente l’amico si sbagliava.
Come si poteva amare una donna come lei?
Non era neanche una vera donna…
L’amore… pura eresia! Ennesima invenzione dei poeti e di sciocche donnine annoiate.
Neanche il suo presunto amore per il conte di Fersen era dunque stato reale..
Cinica, menzognera Oscar!!
Ma mentre usciva, sulla porta, comparve Gilbert.
Aveva il sorriso smaliziato di sempre, gli occhioni vivaci e una voce quasi strafottente.
“ Madamigella Oscar..”
Oscar si accigliò.
Tutti a corte usavano chiamarla così, ma detto da quel ragazzetto la cosa diveniva insopportabile.
“ Fammi passare, Gilbert.”
“ Dove andate, madamigella?” insistette Gilbert.
Lei cercava di mantenersi calma e intanto ignorava André dietro di lei.
“ Sto andando alla tenuta dei Jarjayes, a dare ordini che preparino una carrozza..”
Gilbert si portò una mano sulla bocca, falsamente addolorato.
“ Oh, davvero..Perdonatemi, Oscar..se avessi saputo che tenevate tanto ad andarci di persona..non mi sarei mai permesso di sellare il vostro cavallo e andare lì per voi..La carrozza è già pronta fuori, vi sta aspettando!”
La prima reazione che Oscar ebbe fu di voltarsi verso André, sapendo di scorgere il solito sorriso compiaciuto e soddisfatto.
Visto? Sarai soddisfatto, adesso..
…ma alcuno scherno lei lesse su quel volto, solo sofferenza.
Così, con una voce che cercò di rendere il meno dura possibile, disse a Gilbert:
“ Va’ a chiamare tuo padre. Dobbiamo caricare André.”
Oscar scrutò il volto del ragazzo.
Sapeva già che avrebbe detto ciò che disse.
Sull’attenti, divertito come non mai, disse forte: “Agli ordini, Madamigella!”
E corse via, prima che lei potesse richiamarlo.
 

Fine 4° parte
 

                                                                                                                                    Laura
 

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